martedì 4 novembre 2014

Storia di un delirante viaggio di ritorno da Lucca

Se siete finiti qui, al 99,9% è perché mi seguite su Twitter e/o siete miei amici su Facebook e quindi la storia la conoscete già, ma voglio comunque raccontarvela in maniera più dettagliata (e non si sa mai che capiti qui qualcun altro che non mi conosce che possa ridere delle mie disavventure).

Lucca Comics & Games 2014.
La mia prima Lucca, e molto probabilmente anche l'ultima (no, non è vero, ma facciamo finta di sì).
Tralasciamo per un attimo la fiera in sé, di cui vorrei comunque parlare in un altro post, sennò questo diventa un poema epico, e che è molto figa pur non essendo più in grado di reggere un afflusso del genere. Ma, appunto, ne parlerò altrove.
Ciò su cui voglio soffermarmi in questo momento è, come da titolo, la fantastica odissea del viaggio di ritorno a Torino di domenica.
Perché i problemi non si fermano mica solo alle strade di Lucca totalmente invase dalla folla, alla viabilità della città completamente paralizzata, o ai ristoranti che per riuscire a darti un posto a sedere per farti mangiare son costretti a farti aspettare due ore perché strapieni. Ovvio che no.
Tutta 'sta gente poi a casa ci deve pur tornare.
Ed è qui che inizia la nostra fantastica avventura.


Lucca, domenica 2 novembre 2014.
Io e Fra ci alziamo relativamente presto per poter goderci il più possibile le ultime ore di fiera a nostra disposizione. Dobbiamo partire nel pomeriggio e prendere tre treni, per arrivare a Torino alle 22:30. Non è certo la soluzione più comoda o piacevole, ma è l'unica alternativa possibile, non avendo noi una macchina, o un passaggio in macchina, a nostra disposizione. I biglietti già pronti e stampati a casa prima di partire per Lucca, per star tranquilli. Il primo per un Intercity da Pisa a Genova; e siamo stati pure costretti a prendere biglietti di prima classe (leggasi: abbiamo dovuto spendere di più), essendo la seconda già esaurita quando abbiamo effettuato la prenotazione. Il secondo per un regionale veloce da Genova a Torino.

Tutto prenotato, insomma.

La parte di viaggio da decidere all'ultimo è la tratta Lucca-Pisa. Scroccare un passaggio in macchina a qualcuno o tentare col treno? Il giorno prima abbiamo ricevuto la proposta del passaggio in auto dalla buona Valentina (@CoerenzaBat) che, alloggiando a Pisa in quei giorni, non avrebbe avuto problemi ad accompagnarci, dovendo comunque fare quella strada. L'idea ci piace e inizialmente accettiamo, specialmente perché ci viene detto che alla stazione c'è il caos, la gente viene fatta entrare a scaglioni perché davvero troppa, e la paura di poter eventualmente perdere la coincidenza è forte in noi. Ingenui.
Poi ci rendiamo conto dell'altra faccia della medaglia: il traffico ingestibile nelle strade. Pisa non è molto distante da Lucca, ma per evitare di restare imbottigliati e arrivare comunque in ritardo per il treno, testimonianze alla mano, dovremmo partire MOLTO presto, costringendo altre persone a perdersi mezza giornata di fiera per accompagnare noi. E ci sentiamo delle merde.

Perciò, treno sia.

All'interno delle mura facciamo gli ultimi giri, gli ultimi acquisti, gli ultimi rapidi saluti e il pranzo in un locale nel quale litighiamo con un cameriere stronzo (di cui poi vi racconterò, non temete), dalle 11 alle 14equalcosa circa. Dopodiché ci avviamo verso il bed&breakfast nel quale abbiamo alloggiato, a due minuti a piedi dalle mura, per recuperare i bagagli che la gentilissima signora Enrica ci ha concesso di lasciare lì, pur non essendo lei in casa, fino al momento della nostra partenza, per non dover portarci in giro per la fiera tutto il carico. Recuperiamo le nostre cose, le lasciamo le chiavi sul mobile e partiamo per la stazione. Sono circa le 15.
Per essere sicuri di non restare imbottigliati nella folla e perdere tutte le coincidenze e non sapere cosa fare della nostra vita, abbiamo già deciso di prendere il regionale veloce che parte da Lucca alle 15:42 e arriva a Pisa alle 16:13. Il nostro Intercity partirebbe alle 17:36, perciò se dovessimo perdere quel treno potremmo comunque arrivare a Pisa in tempo, prendendo quello successivo un'ora dopo.
Arriviamo in stazione intorno alle tre e mezzo. La folla è tanta, ma ancora gestibile. Riusciamo ad acquistare i biglietti e a raggiungere il binario praticamente senza difficoltà; riusciamo perfino a trovare subito dei posti a sedere sul treno. Tutto puntuale, tutto tranquillo.
So far, so good.
Arriviamo a Pisa, ci prendiamo un milkshake e un gelato e attendiamo il nostro Intercity, che arriva puntuale. La fortuna sembra essere decisamente a nostro favore in quanto a treni, oggi.

...
Ahahahah!
Ahahah!
Ahah!


... Ah.


Tempo cinque minuti e il treno si ferma. Giuro che ancora adesso non so precisamente per quale motivo. Restiamo in attesa.
Aspettiamo.
Aspettiamo.
Aspettiamo.
Il treno riparte. Con un'ora di ritardo. Una fottuta ora di ritardo. Che se dovesse andare storto qualcos'altro ci farebbe perdere pure l'ultimo regionale veloce da Genova a Torino, visto che ormai quello che avremmo dovuto prendere è già bello che perso per sempre. Saremmo dovuti arrivare a Genova alle 20:16, per poi prendere il treno delle 20:30 che ci avrebbe fatto arrivare a Torino alle 22:30. Ma niente, non ci resta che sperare che non ci siano ulteriori ritardi, in modo da poter salire sul treno successivo, un'ora dopo.

Di nuovo, in-ge-nui.

Il capotreno annuncia che stiamo per arrivare alla stazione di Viareggio e che i passeggeri diretti a Genova e Torino devono scendere a questa fermata per poi prendere un altro Intercity per Genova, con la coincidenza di cinque minuti - CINQUE. MINUTI. - con un altro regionale veloce per Torino; arrivo previsto: mezzanotte. Un'ora e mezzo in più. E vabbè, facciamo come ci dicono.
Scendiamo a Viareggio e abbiamo una visione sconcertante. Centinaia e centinaia di persone sui binari, tutte (o almeno quasi) con il nostro stesso problema. E, in tutto ciò, degno di nota è il fatto che dalle 15:42 alle 19 passate la strada fatta sia stata soltanto Lucca-Viareggio. Che sono a uno sputo l'una dall'altra. Ma ci promettono che, se anche il secondo Intercity dovesse ritardare, il regionale per Torino, essendo l'ultimo, ci aspetterebbe. Il fastidio, l'ansia e la stanchezza sono già abbastanza forti da farci disperatamente aggrappare alla speranza che questa favoletta dei treni che si aspettino sia vera e, con un ritardo di un quarto d'ora circa, saliamo sull'Intercity che ci è stato indicato. Gente che corre, che attraversa i binari e un ragazzino imbecille che rischia di travolgermi. Io quasi mi ammazzo nella corsa sfrenata per salire, portando a tracolla un borsone piuttosto pesante che mi sbilancia in avanti e rischia di farmi fare una bella strisciata per terra col muso. Per fortuna recupero l'equilibrio e salgo.
Frega niente, abbiamo preso i biglietti di prima classe e saliamo sulla carrozza di prima classe, ma siamo costretti a stare nei sedili pieghevoli dei corridoi, non avendo un posto assegnato.

Fastidio, ansia, stanchezza e ODIO PROFONDO.

Lo sentiamo che c'è qualcosa che non va. Il treno è lento, fa fermate lunghe, troppo lunghe, ferma in stazioni nelle quali non dovrebbe fermarsi ed è costretto a dare precedenze. Pian piano il ritardo si accumula e aumenta, fino a diventare anch'esso di un'ora. La speranza che il treno che ci aspetta dovrebbe aspettarci a Genova Brignole sia ancora lì per noi va pian piano sfumando e l'incazzatura sale. Senza di esso siamo fottuti: o ci facciamo venire a prendere a Genova in macchina, o ci attacchiamo.

Fastidio, ansia, stanchezza, odio profondo e anche una discreta voglia di prendere a botte qualcuno.
Ma resistiamo.

Resistiamo finché non sentiamo una voce comunicarci che i passeggeri diretti a Torino e Milano devono scendere alla stazione di Genova Piazza Principe "dove troveranno pullman sostitutivi".
"Il regionale per Torino vi aspetta" un gran paio di balle.
Non prendiamo a botte nessuno, però. E scendiamo a Genova Piazza Principe. Alle 22:30. L'orario in cui saremmo dovuti arrivare a Torino secondo i piani originari. E no, non penserete mica che sia finita qui, che una volta arrivati siamo saliti subito su un bel pullman che ci ha riportato a casa in poco tempo, vero?

Bravi.

Perché una volta scesi da quel maledetto Intercity, la scena cui assistiamo è quella di un esodo, di centinaia di persone che si dirigono all'uscita della stazione, chi per tornare a Milano e chi a Torino. E non sto esagerando quando dico centinaia, ci sono almeno due, trecento persone lì insieme a noi. Ma non è tanto questo il problema.
Il problema è che per tutta quella gente che non ha altro modo di tornare a casa se non quello di affidarsi alla promessa di esservi portati in pullman, sapete quanti ne hanno mandati, i nostri amici di Trenitalia? Uno.
Uno.

UNO.

U
N
O.

UN. FOTTUTISSIMO. PULLMAN. DA 40 POSTI.
CON 200 PERSONE LÌ AD ASPETTARE.


UN PULLMAN.

ARGH!

I pochi fortunati che hanno avuto il privilegio di essere davanti agli altri salgono e partono per tornare finalmente a casa. E noi, poveri sfigati, restiamo lì ad aspettare. Ad attendere una risposta su quale sarà il nostro destino. Ma soprattutto, a desiderare ardentemente un cazzo di punching ball sul quale sfogare violentemente l'istinto omicida che pervade le nostre membra incazzate.
Non ci resta altro che aspettare che mandino altri pullman per riportarci a casa. Alcuni vanno con i taxi. I tassisti litigano fra loro perché non vogliono prendere le corse normali dei poveri cristi che li chiamano, perché vogliono farsi quella per Milano o Torino pagata da Trenitalia. I tizi che ci avvisano - o almeno dovrebbero - riguardo ai vari pullmini e/o taxi e alle loro destinazioni lo fanno a bassa voce, facendosi sentire solo da quelle quattro/cinque persone immediatamente vicine a loro, con conseguente incazzatura del resto della folla che urla loro di alzare la voce, ché anche loro devono tornare a casa. Noi nel frattempo facciamo amicizia e condividiamo la sventura con tre ragazzi, Pietro, Ansel e Andrea, con i quali cerchiamo di passare il tempo lamentandoci della situazione come un gruppetto di pensionati.
In tutto ciò è passata più di un'ora e ci sono ancora un bel po' di persone che aspettano. Trenitalia sta mandando dei taxi e dei piccoli furgoncini da 8. Perché risolvere il problema alla radice mettendo un treno aggiuntivo è troppo difficile per loro, a quanto pare.
Verso mezzanotte arriva uno dei suddetti furgoncini diretto ad Alessandria. Come al solito il tizio lo comunica a bassa voce, ma stavolta lo sento ed urlo io: "Alessandria!" al resto delle persone che non possono averlo sentito. Altri tre ragazzi che sarebbero dovuti andare proprio lì col treno per poi farsi venire a prendere in macchina per andare in non mi ricordo quale paese/città decidono di salire, non avendo alternative. Per Torino ancora niente.

Finché, ad un certo punto, il tizio dice: "Ci sono altri due posti per Torino!".

FINALMENTE. La manna dal cielo. "ECCOCI!", urliamo noi, e con un po' di senso di colpa "abbandoniamo" Pietro, Ansel e Andrea, che però riescono a farci sapere via Facebook e Twitter che sono riusciti a partire non molto dopo di noi. Meno male.
Prima tappa ad Alessandria, tutti gli altri passeggeri scendono, rimaniamo solo io e Fra sul furgoncino. L'autista ci accompagna fino a Porta Nuova. Ormai sono quasi le due del mattino. Fa un freddo bestiale, la città è deserta e siamo carichi come muli. Prendiamo un taxi e finalmente riusciamo a raggiungere la nostra cara, bella, calda, adorata, dolce casa.

Con solo quattro ore di ritardo e quasi dodici di viaggio alle spalle.

Ma tranquilli, amici di Trenitalia, tanto mica serve potenziare un po' le linee ferroviarie in occasione di eventi come Lucca Comics & Games, che quest'anno ha attirato, si stima, circa 400.000 persone nella città.
Non preoccupatevi, non abbiamo assolutamente alcuna intenzione di farci rimborsare i biglietti fino all'ultimo centesimo per averci causato questo piccolo ed insignificante disagio.



Non preoccupatevi.

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